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156 la cassaria.

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Lucramo.                                          A te sol.
Trappola.                                                        Lucramo
Cerco appunto.
Lucramo.                          Io son quel che cerchi: or narrami
Che vuoi da me.
Trappola.                            Fa prima che si scarichi
Costui là in casa, e poi ti farò intendere
Quel ch’io voglio da te.
Lucramo.                                            Va dentro; mettila
Dove ti pare. O femmine, ajutatelo
A scaricar.
Trappola.                    L’altr’ieri essendo a Napoli
Un signor delli grandi che vi sieno,
Sapendo ch’ero per venire a Sibari,
Mi diè commissione che due giovani
Vedessi, le quali ode che per vendere
Tu tieni in casa; e quella ch’al giudizio
Mio fosse di miglior viso, volendola
Tu dar per prezzo onesto e convenevole,
Gli comperassi, e al nocchier che portatomi
Ha qui, la consegnassi. Il qual tornarsene
Vuol questa notte, contra quel che dettomi
Avea; e per questo mi coglie in disordine;
Ch’oggi ho fatto un mercato, il qual votatomi
Ha la borsa: ma ti darò in deposito,
Fin ch’io t’arreco il danaio (chè più termine
Non voglio di domani fin a vespero),
Tanto che paghería cinquanta femmine,
S’Elene fosson tutte o fosson Veneri.
Saldiam pur il mercato.
Lucramo.                                          Ho già vendutole,
E n’ho l’arra, e domani tornar debbono
Col prezzo i compratori: pur...
Trappola.                                                      Intendoti:
Tu vuoi dir che i partiti entrar fan gli uomini
In galéa.[1]
Lucramo.                  Tu la intendi: gli è mio officio,
Senza rispetto, a chi mi dà più attendere.


  1. La forza di questo modo proverbiale, sembra essere: che i buoni partiti le offerte vantaggiose inducono gli uomini sino a farsi rematori sulle galée. Il Pezzana spiegò invece: «che i patti di maggior utile fanno mancar di fede, e traggono punizione addosso al mancatore.»
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