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Ma come torni a casa, vedrai essere
Tutto successo quel ch’oggi dicevoli.
Corbo.Non son anche io nè profeta nè astrologo;
E pur ti voglio predir che mal esito
Avranno li tuoi fatti, quando Erofilo
Tu ti tenga nemico; e che, se seguiti
L’uso c’hai preso e non muti proposito,
Tu tel vedrai correr dietro continua-
mente con pugni e calci, e spesso romperti
Il viso e il capo, e con scabelli e trespoli
Farla tal volta, e con ciò che in quell’impeto
Gli verrà a mano; e temo che ti storpii
O cacci[1] un occhio; e potría un giorno ucciderti.
Ma se talora lasciassi trascorrere
Qualche cosetta, per fargli servizio;
Il vecchio, più di lui discreto e savio,
Ti saría di lui ancora più placabile:
Sapría pur troppo, che a volerti mettere
Incontra a lui, che gli è figliuolo e giovene
Appetitoso, a cui più di girandola
Brilla il cervel, saresti pazzo. Parloti
Da amico.
Nebbia.                    Poi che mi dicesti il simile,
Oggi ci ho molto ben pensato; e all’ultimo
Concludo che tu mi di’ il vero, e voglioti
A ogni modo ubbidir.
Corbo.                                       Ti sarà utile.


SCENA VII.

TRAPPOLA, CORBO, NEBBIA, ROSSO,

BRUNO, RICCIO.


Trappola.(Questo villano si è partito? Oh che asino,
Che gaglioffo indiscreto!)
Corbo.                                          Vedi, Nebbia,
Vedi?
Nebbia.          Veggo: non è quella la giovane
Che Erofilo ama?
Corbo.                                Mi par dessa.


  1. Cacciar per Cavare, lombardismo e romanismo (quanto al presente uso) del basso popolo, trovasi tuttavolta adoperato dal Boccaccio. Vedi la Crusca.
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