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168 | la cassaria. |
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ATTO QUARTO.
SCENA I.
VOLPINO.
Tante contrarietà, tanti infortunii,
Miser Volpin, da ogni lato ti assagliono,
Che potrai dir, se te ne sai difendere,
Che sei buon schermidor. O fortuna invida,
Come sempre con gli occhi intenti e vigili
Stai a mirar ciò che disegnan gli uomini,
Per côrre il tempo ove possi interromperli!
Con quanto affaticar, con quanto avvolgere
E stillar di cervel, già più di quindici
Giorni, ricerco, discorro e fantastico,
Con che arte io possa di mano a Crisobolo
Levar il prezzo da comprar la femmina;
O come io ciurmi e giunti questo Lucramo,
Sì che la lasci senza farci spendere!
Con che disir, con che sollecitudine
Aspettavamo il giorno, che partendosi
Dalla terra il patron, ci desse comodo
Di far l’uno o l’altro! Ecco partitosi
È il patron oggi; ecco ordita l’astuzia
Centra il ruffiano, chè se gli è la giovane
Tolta senza danari: or, quando tessere
Ce la crediam, che poche fila restano,
Ecco alla posta fortuna malivola
Che fa in un tratto, io non so donde, nascere
Gente che ce la lieva. Aver parevaci
Provvisto e occorso[1] a tutti li contrarii:
A questo nè provvisto nè pensatoci
Avevam pur. Il che non è per nuocere
Ad Erofilo sì nei desiderii,
Piaceri ed amor suoi, come nell’utile,
E in quel che sì gl’importa, che lasciandolo
Perir, potría di ricco farsi povero.
Egli è sì intento a investigar dove abbiano
- ↑ Ovviato. Esempio notabile.