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atto quarto. — sc. ii. | 171 |
Il primo a sbigottirti di sì picciola
Tempesta? Caccia ogni timore, e mostrati
Quel Volpino medesimo, che solito
Sei di mostrarti negli altri pericoli.
Truova le antique astuzie, e ponle in opera
Qui, dove ha di bisogno più, che avessino[1]
In altra impresa mai.)
Crisobolo. Gli è senza dubbio
L’ora tarda.
Volpino. (Anzi l’ora è senza dubbio
Più presta che ’l bisogno e ’l desiderio
Nostro non era... anzi non potea giungere
Più a tempo. Venga, venga pur, che acconciomi
Son con la tasca,[2] ed un giuoco apparecchioli
Di bagattelle, il più bello e mirabile
Che si vedesse mai.)
Crisobolo. Poichè vietatomi
Ha il tempo ch’oggi non sono ito a Procida,
Ir non vi voglio più: farò con lettere
Il medesmo, e saràmmi a maggior utile
Il rimaner.
Volpino. (A noi sarà il contrario.)
Crisobolo.Perchè lasciar la mia roba in custodia
De’ fattori e famigli, è con pericolo;
Volpino.(Gli è stato un poco tardo ad avvedersene.)
Crisobolo.Massimamente ove si truovi un prodigo
Figliuolo, quale è il mio, che non si sazia
Mai di voler mattino e sera a tavola
Compagni, e non gli basta l’ordinario:
Di ciò ch’è in piazza di buono da vendere,
Costi quel che si vuol, vuol che si comperi.
Volpino.(Se questa volta fatto non avessimo
Altro che pasti, avresti a contentartene.)
Crisobolo.Ma così è stato il mio ritorno subito
A questa volta, che se avrà avuto animo
Di far alcun disordine, mancatogli
Sarà il tempo.
Volpino. (Te ne potrai accorgere