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atto primo. — sc. ii, iii. 9

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Nebbia.     S’io non gliele dava, credo che m’arebbe morto. Che volevi tu che io facessi?

Gianda.     Che facessi? che alla prima richiesta tu gliel’avessi date, e così che al primo cenno fussi con noi altri escito di casa. Non ti puoi tu sempre scusare col patrone, e narrare per il vero come è andato il fatto? Non conoscerà egli che la etade e condizion tua non è per poter contrastare a un giovane appetitoso,[1] e della sorte di Erofilo?

Nebbia.     Non saprà forse egli tutta la colpa riversarmi addosso? o forse li mancheranno testimoni a suo proposito, sì perchè gli è patrone, sì perchè tutti in casa mi volete male, per mio demerito non già, ma per tenere la ragione del vecchio, e non comportare che sia rubato?

Gianda.     Pur per tua mala natura, che non ti sai fare uno amico.

Nebbia.     Ma qual altro conosci tu in qual tu voglia casa, che abbi l’officio che io, che non sia odiato similmente?

Gianda.     Perchè siete tristi e di pessima condizione tutti: chè li patroni in fare elezione di chi abbia a provedere alla famiglia, cercano sempre il peggiore uomo che abbiano in casa, acciò che d’ogni disagio che si patisca, più agevolmente possano sopra voi scaricarsi della colpa. Ma lassiamo andare. Dimmi un poco: chi è quel giovene che pur dianzi è entrato in casa nostra, che Erofilo onora come sia maggior suo?

Nebbia.     È figliuol del Bassam di questa terra.

Gianda.     Come ha nome?

Nebbia.     Caridoro. Egli ama in casa di questo ruffiano l’altra bella giovene; nè credo che abbia meglio il modo di Erofilo a comprarla, se non provede di robar suo padre similmente. Ma guarda, guarda: quella ch’è su la porta del ruffiano, è la giovene che Erofilo ama; l’altra, che è più fôra nella strada, è l’amica di Caridoro. Che te ne pare?

Gianda.     Se così ne paresse agli amanti loro, farebbe il ruffiano ricchissimo guadagno. Ma andiamo; chè se sboccasse Erofilo, mal per noi.


SCENA III.

EULALIA, CORISCA fanciulle.


Eulalia.     Corisca, non ti slungare da questa porta, chè se Lucrano ci cogliesse, s’adirarebbe con noi.


  1. Esempio notabile.
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