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184 | la cassaria. |
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Critone.Non far parole seco, non rispondere
Alle sue ciance. Andiam, chè convenevole
Non è a un par tuo gridar con questa bestia.
Se da lui ti par forse di ricevere
Torto, domani chiamalo in giudizio;
Chè non è fuggitivo, com’[1] tu: lasciati
Dinanzi al capitano di giustizia
Veder.
Lucramo. Sì sì,[2] ben mi vedrete: siatene
Sicuri: non passerà così facile-
mente, come vi date forse a intendere.
Ma sete troppi contra un sol: vedremoci
In loco ove di par potrò rispondere.
Crisobolo.Vedeste voi giammai tanta insolenzia?
Vedeste ladro di tanta arroganzia,
Come costui?
Critone. Non mai. La tua, Crisobolo,
È stata grande avventura.
Crisobolo. Grandissima.
Critone.Ci comandi tu altro?
Crisobolo. Che accadendovi,
Vi vagliate di me, come valutomi
Sono io di voi. Va, Volpino, accompagnali
A casa: piglia quel torchio: tu, daglielo.
SCENA VI.
FULCIO, VOLPINO, CRITONE.
Fulcio.Vuoi ch’io t’aspetti. Volpino?
Volpino. Si, aspettami.
Perchè ho da ragionar teco.
Fulcio. Sollecita
Di tosto ritornar.
- ↑ Come, intero, è nelle edizioni del Giolito, del Bortoli e nella procurata dal Barotti. Noi credemmo di assettare col troncamento la misura del verso, anzichè correggere arbitrariamente, come i moderni fecero, qual.
- ↑ Sì sì, è giunta de’ moderni per dare integrità a questo verso; che però meglio, al parer nostro, rassetterebbesi scrivendo:
Diman veder
Lucramo. Ben mi vedrete ec.