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200 | la cassaria. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:210|3|0]]
Poichè ’l vecchio è tornato, e che la pratica
Nostra è scoperta, non bisogna mettere
Speranza in me, ch’io lo possa soccorrere
d’un soldo.
Fulcio. Che faremo dunque?
Erofilo. Pensaci
Tu.
Fulcio. Ci penso pur troppo. Non potrestimi
Darne, quando non più, almen[1] fin a quindici?
Ma saríano pur pochi. Questo povero
Ruffian so che non ha un bezzo; e volendosi
Levar con la famiglia, ed anco vivere
Per via, vedi se far può senza spendere!
Erofilo.Non gline posso dar uno: tu trovagli.
Fulcio.Io penso pur donde trovargli.
Erofilo. Pensaci
Bene.
Fulcio. Io ci penso tuttavolta, e credoli
Di ritrovar, infin.
Erofilo. Tanta fiducia
Ho nell’ingegno tuo, che voglio credere
Che li sapresti far di nôvo nascere,
Se non ne fosse al mondo.
Fulcio. Orsù, su,[2] lasciane
A me la cura, chè credo trovarteli
Innanzi che sia mezza notte. Vogliomi
Prima espedir di condur questa femmina
A Caridoro; indi applicarò l’animo
A far da qualche parte i danar nascere.
Qualunque sei ch’entri là dentro, fermati,
Chè ti voglio parlar.
Furbo. Se comperatomi
Avessi, comandar con più arroganzia
Non mi dovresti. Quando ti sia l’opera
Mia di bisogno, viemmi dietro.
Fulcio. Oh che asino!
Ben di costumi al suo padrone è simile.