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atto quinto. — sc. i, ii. | 213 |
Senza fargli altro, volesse Crisobolo.)
Trappola.Ma poichè questa volta, buona femmina,[1]
Ne sono uscito, più non mi ci cogliono.
S’io vorrò altrui giuntar e far tristizie,
Per me lo vorrò far, e non per utile
d’alcun.
Fulcio. (Non è però pentito d’essere
Tristo, ma solo di far le tristizie
Senza profitto.)
Trappola. Nè pur guadagnarmene
Posso una cena. E perchè disegnatomi
Ben avéa[2] di godere e stare in gaudio
Sin all’alba del giorno...
Fulcio. (Non riescono
Sempre i disegni)
Trappola. E perchè troppo[3] in ordine
L’appetito ho stasera, più rincrescemi:
Chè s’io torno all’albergo, do materia
A quel gaglioffo villano di ridere
Di me. E pur, son forzato di ridurmivi;
Chè non ho luogo altrove, ove mi pascere.
E, se non che la fame pur mi stimula,
Non cenerei per non lo far accorgere
Di quel che gli darà piacer grandissimo,
Se lo sa: ma più tosto avrò pazienzia
Che mi dileggi, che la fame a rodermi
Tutta notte abbia e a consumar lo stomaco.
Fulcio.(Credo sia il meglio, chè la fame supera
Ogni altro mal: non è tanto pericolo
L’esser beffato e dare altrui da ridere.
Ma ecco, sento che le porte s’aprono,
E li soldati miei veggo, che carichi
Di ricca preda al capitan ritornano.)
- ↑ Il Pezzana ed il Tortoli pongono tra virgole queste parole, che forse fanno parte di qualche locuzione proverbiale, nè sembrano potersi collegare in una sola proposizione col verbo sono uscito.
- ↑ Così la stampa del Bortoli, seguitata anche dall’ultimo editore fiorentino. La più comune lezione Non avea, pare a noi priva di senso; e un poco arbitraria la correzione del Pezzana: Avea di ben godere. Il quale però avverte giustamente, che questa clausola, come le seguenti del Trappola, sono rette dal verbo rincrescemi, che trovasi tre versi appresso.
- ↑ Seguitiamo qui pure il Bortoli, benchè il Giolito e il Barotti abbiano: non ho; il Pezzana, il Molini e il Tortoli: bene.