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atto primo. — sc. ii. 225
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Pasifilo.                                          Detto gli
L’ho molte volte.
Cleandro.                              E che ti sa rispondere?
Pasifilo.Non risponde altro, se non che ’l medesimo
Gli offerisce anco Erostrato.
Cleandro.                                              Può Erostrato
Far dunque tale offerta? e entrare in obbligo
Alcuno, cum sit filius familias?
Pasifilo.Messer Cleandro, io ve l’ho detto; veggolo
Per noi disposto, e non per l’avversario.
Or andate e lasciatene a me il carico.
Cleandro.Or va, s’io aspetto mai da te, Pasifilo,
Piacere alcuno, va, truova mio suocero,
Idest quem spero; e digli, se non bastano
Gli duo mila ducati, io vi vô aggiungere
Altri mille, e quel più che saprà chiedere
Egli a bocca.[1] Io non voglio del suo un picciolo,
Se non la figlia. Va, ’l truova, e fa l’opera
Ch’io so che saprai far. Or va, non perdere
Tempo.
Pasifilo.             Ove poi vi troverò?
Cleandro.                                              Vien subito
A casa mia, ch’avrai disnato. Scusami
S’io non t’invito, ch’oggi è la vigilia
D’un Santo ch’ebbi sempre in riverenzia.
Pasifilo.(Digiuna sì che muoi di fame.)
Cleandro.                                                    Ascoltami.
Pasifilo.(Parla coi morti, ch’altresì digiunano.)
Cleandro.Tu non odi?
Pasifilo.                    (Nè tu intendi?)
Cleandro.                                               Se’ in collera
Perchè non t’ho invitato? Pur, parendoti,
Ci puoi venire: io ti farò participe
Di quel poco che avrò.
Pasifilo.                                      Credete, domine,
Che mi manchi ove mangiar?
Cleandro.                                                  Non, Pasifilo;
Non credo già che ti manchi.
Pasifilo.                                                Credetelo,


  1. Chiedere a bocca, benchè noi dicano i vocabolarî, ne’ costrutti simili al presente, ha spesso forza di esprimere una richiesta fatta senza riguardi, e conforme alla pienezza del desiderio.
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