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atto primo. — sc. iii, iv. | 229 |
Con tanti mezzi debiti e non debiti,
Non cessa importunare e far ogni opera
D’ottenerla per moglie? Il che se seguita
(Che Dio nolvoglia),[1] non sol delli soliti
Piaceri privo rimarrò, ma toltomi
Sarà il vederla, toltomi l’intendere
Nuova di lei; chè, tosto divenendone
Geloso, non vorrà che pur la possano
Veder gli augelli che vanno per l’aria.
Io gli sperava i disegni interrompere,
Poichè ’l mio servo, a cui ’l nome di Erostrato
Rinunzïai, coi panni e libri e credito,
Gli aveva opposto, ch’avesse a competere
Con lui, e la facesse anch’egli chiedere
Per moglie: ma il dottore ha sempre in ordine
Nuovi partiti e proferte grandissime,
Da ridurre a le sue voglie Damonio.
M’avea detto il mio servo, che per ultima
Nostra difesa pôr volea una trappola,
Dove la volpe piena di malizie
Restasse presa. Quel ch’egli s’immagini
Non so, nè l’ho veduto oggi. Io vô intendere
S’egli è in casa, e parlargli, acciò portarmene,
Se non ajuto, almen possi una piccola
Speranza, che mi faccia anche oggi vivere.
Ma ecco il suo ragazzo. — Che è di Erostrato?
SCENA IV.
CRAPINO e detto.
Crapino.Di Erostrato? Diròttelo: di Erostrato
Son molti libri, e molte masserizie,
E vesti e pannilini e cose simili.
Dulippo.Io ti domando che m’insegni Erostrato.
Crapino.A compito o a distesa?[2]
Dulippo. Ma se a mettere
Le man ti vengo ne le orecchie, credi tu
Ch’io ti farò rispondere a proposito?
ariosto. — Op. min. — 2. | 20 |
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