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230 | i suppositi. |
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Crapino.Taruò![1]
Dulippo. Aspettami un poco.
Crapino. Per dio, scusami;
Ch’or non ci ho l’agio.
Dulippo. Giocheremo a correre.
Crapino.Tu c’hai più lunghe le gambe, dovevimi
Dar vantaggio.
Dulippo. Orsù, dimmi: che è di Erostrato?
Crapino.Io l’ho lasciato in piazza, ove ricorrere
M’ha fatto a tôr questo capestro, volsiti
Dir canestro; ed ha seco Dalio, e dissemi
Che alla porta del Duca[2] m’aspettavano.
Dulippo.Se tu lo truovi, digli che grandissimo
Bisogno avrei di parlargli. Deh aspettami;
Gli è meglio ch’anch’io venga, chè trovandolo
Potrò senza sospetto, nè men comoda-
mente, tra via li miei concetti esprimerli.
ATTO SECONDO.
SCENA I.
DULIPPO, EROSTRATO.
Dulippo.Io non credo che gli occhi che si dicono
D’Argo, abbastanza oggi stati mi fossero.
Or per la piazza or pel Cortil[3] volgendomi
Per ritrovar costui, credo mi siano
Quanti scolari e dottori ha lo Studio
Venuti innanzi, fuor che lui: ma eccolo
Pur finalmente.
Erostrato. A tempo, patron, veggiovi;
Appunto io vi volea.
Dulippo. Che patron? Chiamami