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atto secondo. — sc. i. 235
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Fino a le brache, e che cacciati vadano
Di qui con vituperio ed ignominia. —
Dulippo.E donde così grande e così subita
Bugía t’immaginasti, e a che proposito?
Erostrato.Saper vi farò il tutto; nè possibile
Era per noi trovar cosa più utile.
Dulippo.Sto pur attento a quel che vuoi concludere.
Erostrato.Vorrei che udite le parole, e visti li
Gesti vo’ aveste, con che affaticavomi
Di persuadergli questa baja.
Dulippo.                                               Credoti,
Chè so pur troppo come sai ben fingere.
Erostrato.Io gli soggiunsi, che pene gravissime
Aveva il duca imposte a quei ch’albergano,
[1]Ch’alloggiasson Senesi, e non ne dessino
A i soprastanti immantinente indizio.
Dulippo.Ci mancava cotesto.
Erostrato.                                  Costui, ch’essere
Fra gli uomini del mondo de’ più pratichi
Non dee, ch’al viso io lo conobbi subito,
Girava già la briglia per tornarsene
In dietro.
Dulippo.                  Oh come mostra esser mal pratico,
Se non sa quel ch’esser dovría notissimo.
Se fusse vero, in Siena a tutto il populo!
Erostrato.E perchè non potrebbe esser, se passano
Dui mesi o tre ch’egli non fu alla patria,
Che questa ed altre cose d’importanzia
Fusseno occorse, e tutta volta occorrano,
Di ch’egli non potesse aver notizia?
Dulippo.Pur non debbe aver troppa esperïenzia.
Erostrato.Credo che n’ha pochissima; e ben reputo
Buona sorte la nostra, che mandato mi
Abbia uomo innanzi sì al nostro proposito.
State a udir pur.
Dulippo.                              Finisci pur.
Erostrato.                                                  Sentendosi
Dir questo, già si volgéa per tornarsene
In dietro, come io dissi, ed io fingendomi
Sopra di me star pensoso e fantastico


  1. Il Pezzana fu primo, come sembra, a mutare questo Che in Se.
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