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238 | i suppositi. |
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Senese.Va, tu sei grosso: io dico del pericolo
Nel quali siamo stati per incorrere
In questa terra.
Famiglio. Gnaffe, un gran pericolo,
Ritrovar chi vi lasci appena giungere,
E che dall’ostería vi levi subito
E alloggi in casa sua!
Senese. Mercè del giovane
Gentile e grazïoso ch’oggi Domene-
dio ci mandò all’incontro per soccorrerci.
Ma pon da lato, pon coteste favole;
E guárdati, e così anco tu,[1] guardativi
Di dir che siam senesi, e raccordevoli
Siate di nominarmi per Filogono
Di Catanea.
Famiglio. Cotesto sì eteroclito
Nome, per certo avrò male in memoria!
Ma non già quella castagna, sì facile-
mente mi scorderò.
Senese. Dico Catanea,
E non castagna, in tuo mal punto.
Famiglio. Dicalo
Un altro pur, chè a me non basta l’animo
Ricordarmene mai.
Senese. Sta dunque tacito,
E guárdati che Siena mai non nomini.
Famiglio.Che vi parría s’io mi fingessi mutolo,
Come feci anco in casa di Crisobolo?[2]
Senese.Fa come ti par meglio. Ma ecco il giovene
Tanto cortese.
Erostrato. Ben venga Filogono
Mio padre.
Senese. E ben sia il mio figliuolo Erostrato
Trovato.
Erostrato. Abbiate in mente a saper fingere,
Chè questi Ferraresi, c’hanno il diavolo
In corpo tutti, non possano accorgersi
Che voi siate senesi.
Senese. No no; statene