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242 | i suppositi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:252|3|0]]
mente ogni cosa.
Cleandro. Io sarò secretissimo;
Non dubitar. Tu, Carïone, aspettami
Costà. Or di’ su.
Dulippo. Se mio patrone a intendere
Venisse mai che per me avuto indizio
Voi n’aveste, mi farebbe il più misero
Uomo che viva.
Cleandro. Non è per intenderlo
Mai. Or di’ pur.
Dulippo. Chi m’assicura?
Cleandro. T’obbligo
E ti do in pegno la mia fede.
Dulippo. È debole
Pegno, che sopra gli Ebrei non vi prestano.
Cleandro.Più che l’oro e le gemme val tra gli uomini
Da bene.
Dulippo. E dove al dì d’oggi si trovano?
Volete pur ch’io vel dica?
Cleandro. Anzi pregoti,
E te ne fo le croci,[1] appartenendosi
A me però.
Dulippo. Vi s’appartiene, e vogliovi
Dirlo, perchè mi duol che un uomo simile
Sia così dileggiato da una bestia.
Cleandro.Dimmel, di grazia.
Dulippo. Io vel dirò, giurandomi
Però voi prima, che mai nè a Pasifilo,
E meno a mio patron, siate per muoverne
Parola.
Carione. (Qualche ciancetta debbe essere,
Che da parte gli dà di questa giovane,
Forse con speme di trarne alcun utile).
Cleandro.Io credo appunto d’aver qui una lettera.
Carione.(Mal lo conosce: ci bisognerebbono
Tanaglie e non parole; che più facile-
mente cavar li denti lascerebbesi
Della mascella, che scemare un picciolo
Della scarsella).
Cleandro. Ecco una carta; pigliala
- ↑ Te ne scongiuro a braccia o mani incrocicchiate. — (Pezzana).— Può vedersi il Vocabolario del Manuzzi, Fare croce, § II.