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246 | i suppositi. |
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È rimasto or questo forca? Debbe essere
A dar la caccia a qualche cane, o fermosi
A guardar l’orso: ogni cosa il fa volgere
Che tra via trova: se un facchin, se un povero
Giudéo gli vien ne’ piedi, no ’l terrebbono
Le catene, che non corresse subito
A darli noja. — Tu verrai pur, zacchera.[1]
S’io trovo rotto un ôvo solo, voglioti
Rompere il capo.
Crapino. Sì ben forse rompere,
Ch’io non possa di poi seder..., brutto asino.
Dalio.Ah frasca!
Crapino. S’io son frasca, non posso essere
Con un becco, sicuro.
Dalio. Odi!... se carico
Non fuss’io, ti farei veder se un asino
E un becco fussi.
Crapino. Rade volte veggoti,
Poltron, che tu non sia molto ben carico
Di vino di mazzate in abbondanzia.
Dalio.Al dispetto... ch’io son per attaccargliela.
Crapino.Ah rubaldon, tu biastemi con l’animo,
E con la lingua non ardisci.
Dalio. Vogliolo
Dire al patrone: o mi darà licenzia,
O tu non mi dirai tuttavía ingiuria.
Crapino.Fammi il peggio che sai far.
Erostrato. Che discordia,
Che disputa è cotesta?
Crapino. Mi vuol battere,
Padron, perch’io ’l riprendo, che biastemia.
Dalio.Ei se ne mente per la gola: dicemi
Ingiuria il ladroncel, perch’io ’l sollicito
Che venga tosto.
Erostrato. Non più. Va tu, Dalio,
E pela i tordi ed i piccioni, e acconciami
Cotesta stiena con gran diligenzia,
E così il petto; e poi le masserizie
Fa che sian nette e più che specchio luchino.
- ↑ Spiegato per Uomo da nulla, non già nel Vocabolario, ma da tutti i commeutatori. A me per termine di spregio più grave; quasi chi altrui dicesse: Schizzo di fango.