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atto quarto. — sc. iv. | 261 |
Tutte le stanze, e non ci capirebbono
Tanti.
Filogono. Sufficïente ed onorevole
Servitor certo! E chi ci è?
Dalio. Ci è Filogono.
Filogono.Filogono?
Dalio. Filogono, di Erostrato
Padre, giunto pur dianzi di Sicilia.
Filogono.Ci serà poi che aperto avrai l’uscio: aprici,
Se ti piace.
Dalio. L’aprirvi mi fia facile;
Ma non ci serà luogo per voi, dicovi;
Che le stanze son piene.
Filogono. Chi ci è?
Dalio. Avetemi
Inteso? ci è, dico, il padre di Erostrato,
Filogono, venuto di Catania.
Filogono.Quando ci venne, se non ora?
Dalio. Debbono
Esser due ore o più che smontò all’Angelo,[1]
Dove sono anco i cavalli; ed Erostrato
V’andò, e lo menò qui.
Filogono. Vedi che bestia!
Vuol dileggiarmi.
Dalio. Anzi voi me, pigliandovi
Piacer di farmi star quivi[2] a rispondervi,
Nè posso far le cose che m’importano.
Filogono.Costui per certo è imbriaco.
Ferrarese. Ne ha l’aria:
Vedete come è rosso?
Filogono. Che Filogono
È cotesto di chi tu parli?
Dalio. Un nobile
Gentiluomo e da ben, padre di Erostrato.
Filogono.E dove è?
Dalio. Gli è qui in casa.
Filogono. Non potrebbesi
Veder?
Dalio. Sì, mi cred’io.
Filogono. Deh va, domandane.