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atto quinto. — sc. vi. | 279 |
Lizio. Non un minimo
Sospetto n’ha d’aver, ma sì un grandissimo.
Cleandro.Taci tu un poco. Il fanciullo, o Filogono,
Tenéa del nome del padre memoria,
O della madre, o della sua progenie?
Filogono.Si ricordava della madre, ed hallami
Già nominata; ma non l’ho in memoria.
Lizio.Ce l’ho ben io.
Cleandro. Dillo tu dunque, Lizio.
Lizio.Non dirò già.
Filogono. Dillo, se ’l sai.
Lizio. Saputone
Ha pur troppo da voi: prima che dirglielo,
Mi lascerei scannar. Dovreste accorgervi
Pur ch’egli va a tenton: se lo sa, dicalo
Prima di noi.
Cleandro. Cotesto mi fia facile.
La mia moglie e sua madre era Sofronia
Nominata.
Lizio. Per dio, gran fatto, essendovi
Insieme già accordati, che egli dettovi
Abbia che nominata era Sofronia!
Cleandro.Non mi bisogna più evidenti indicii;
Chè questo è il mio figliuol senza alcun dubbio,
Che mi fu tolto, già venti anni passano,
E mille volte ho pianto. Dee nell’umero
Sinistro aver un segno rosso, simile
Ad una mora.
Lizio. Il segno v’ha: v’avess’egli[1]
Così ...
Cleandro. Buone parole.[2] Ah Lizio, andiamolo
A ritrovare. O fortuna, ben libera-
mente t’assolvo d’ogni antica ingiuria,
Poichè mi fai ritrovare il carissimo
Mio figliuolo.
Filogono. Io gli ho tanto men obbligo.
Chè ’l mio ho perduto: e voi, che favorevole
Speravo avere, or veggo che contrario