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atto quinto. — sc. viii, ix. | 283 |
Vostri; e con questo mezzo, con più comodo,
Venisse a fine del suo desiderio.
Damonio.Dunque, falso non è quel che narrato mi
Ha Polinesta?
Pasifilo. Dice ella il medesimo?
Damonio.Sì, ma che fosse una ciancia credevomi.
Pasifilo.State sicur che è verità verissima.
Voi vederete ora venir Filogono
Qui a voi, con quel ch’esser vi voléa genero,
Messer Cleandro. Udite un’altra istoria.
Messer Cleandro trova questo giovene
Che s’ha fatto fin qui nomare. Erostrato,
Esser figliuolo suo, che con la patria
Insieme già gl’Infedeli gli tolsero;
Poi fu venduto in Sicilia a Filogono,
Che l’ha allevato da fanciullo piccolo.
Nè il più bel caso, nè il più memorabile
Fu mai: se ne farebbe una commedia.
Da lor potrete chiarirvi benissimo,
Che verran qui; nè credo molto indugino.
Damonio.Io voglio da Dulippo, o sia da Erostrato,
Udir appunto tutta questa istoria,
Prima ch’io venga a parlar con Filogono.
Pasifilo.Sarà ben fatto: io dirò lor che tardino
Ancora un poco. Ma veggo che vengono.
SCENA IX.
SANESE, CLEANDRO, FILOGONO.
Sanese.Non accade nè all’un nè all’altro stendervi,
Per far le scuse, in così lungo prologo;
Chè non mi avendo voi fatta altra ingiuria,
Che l’un di darmi una baja piacevole
E farmi il falso per il vero credere;
L’altro di dirmi oltraggio ed ignominia
Con qualche justa causa; non essendoci
Successo peggio che parole, libera-
mente vi perdono: anzi, per dio dicovi,
Ch’io non vorrei ch’altrimenti accadutomi
Fusse; che questo mi fia têma[1] e regola,
- ↑ Esempio. Il Monti fe già osservare una simile significazione nel Furioso, canto XXXVII, st. 54.