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284 | i suppositi. |
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Che un’altra volta io non sarò sì credulo.
E tanto più leggermente passarmene
Debb’io senza disdegno, essendo pratica
D’amore.
Cleandro. Così è il vero: è ormai superfluo
A dirne più. Vi può, gentiluomo, essere
Caro, oltra quel che voi dite, che v’abbino,
Senza alcun vostro danno, questi gioveni
Così giuntato, chè avrete una fabula
Da poter dir qualche volta a proposito,
Che fia a chi l’udirà grata e piacevole.
E voi crediate che in cielo, o Filogono,
Era così ordinato; chè possibile
Per altra via non era che a notizia
Venissi mai del mio figliuol carissimo.
Filogono.Credo che sia così, nè che una minima
Foglia qua giù si muova, senza l’ordine
Di Dio.[1] Ma andiamo a ritrovar Damonio,
Ch’ogni momento mi par un lunghissimo
Anno, che a ritrovar tardo il mio Erostrato.
Cleandro.Andiam noi. Gentiluom, meglio è tornarvene,
E tu, Carino, in casa; che non debbono
Tai cose esser trattate dal principio,
Al mio parer, con tanti testimonii.
SCENA X.
PASIFILO, CLEANDRO.
Pasifilo.Messer Cleandro, non debbo aver grazia
Che mi diciate ove v’ho fatto ingiuria?
Cleandro.Pasifilo mio caro, io son chiarissimo
Che quello che t’ho detto, te l’ho indebita-
mente detto: ma avere in causa propria
Dato fede e credenzia a un testimonio
Che di ragion non ci dovéa aver credito,
M’ha fatto in questo fallo teco incorrere.
Pasifilo.Mi piace che non sia dalla malizia
La ragion tutta oppressa. Pur sì facile,
Per dio, non dovevate essere a credere,
- ↑ Vedi la nota 2 a pag. 110.