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atto quinto. — sc. i. | 335 |
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Un contrabbando in man, da guadagnarvene
Al manco un pai’ di scudi per uno.
Staffieri. Eccoci,
Del ben che ne farai per averti obbligo.
Corbolo.Io vi dirò. Questi Giudei che prestano
A Riva,[1] jer compraro una grandissima
Quantità di formaggio, e caricatolo
Han su due carra, ed in modo copertolo
Sotto la paglia, che non potría accorgersi
Alcun che cosa fosse, non sapendolo
Com’io che ’l so da quel da chi lo comprano;
E senza aver tolta bolletta, o dazio
Pagato alcun, per queste vie il conducono.
Or, non volendo io discoprirmi, avevone
Parlato a questo mio vicino, e postogli
Quel spiedo in mano, acciocchè , come passino
Le carra, frughi nella paglia e trovivi
Il contrabbando. Io saría qui a intromettermi
D’accordo perchè li Giudei non fossero
Accusati da lui; ma pusillanimo
È costui sì, che non voglio impacciarmene
Per suo mezzo. Or, se a parte volete esserci
Voi, volentier v’accetto.
Staffieri. Anzi pregartene
Vogliamo, ed il guadagno promettiamoti
Partir da buon compagni.
Corbolo. Ora, fermatevi.
Tu qui e tien l’occhio, chè se là passasseno
Le carra, in un momento possi corrervi;
E tu a quest’altra via farai la guardia.
(Post’ho l’artigliaría a li canti. Facciano
Qui testa ormai le bugíe che fuggivano
Cacciate e rotte, e tornando con impeto,
Ilario, che le avea cacciate, caccino.
Ma eccolo uscir fuor: purch’elle possino
A questo duro principio resistere,
Non temo non averne poi vittoria.)
- ↑ Vedi il verso settimo della scena VI dell’atto III.