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atto quinto. — sc. viii, ix. | 343 |
Mandata più di mezzo miglio, e andatane
Son sempre quasi correndo, per essere
Tornata tosto; ed or sì stanca e debole
Mi sento, che mi posso appena muovere.
L’andata non m’avría avuto a rincrescere
Quando avessi trovata quella femmina
Ch’io cercavo. Son ita, come il povero
Che va accattando per Dio la elemosina,
D’uscio in uscio per tutto domandandone;
Nè mai saputo ho ritrovare indizio
D’alcuna Dorotéa che insegni a leggere;
Nè in tutto Mirasol ne lì presso abita.
Per quant’ho inteso, chi Pasquin si nomini.
Peggio mi sa che mio padron trovata mi
Ha, che qui vien con Ilario, ed è in collera,
Non so perchè; e poi che dimandatami,
Gli ho detto d’onde io vengo, e che mandatami
Avéa la Lena, m’ha fatto un grandissimo
Rumor, e minacciata d’un buon carico
Di busse, se mai più le fo servizio.
Io l’ubbidirò ben. Se posso mettermi
A seder, già non credo che mi facciano,
S’io non sento altro che parole, muovere.
SCENA IX.
ILARIO, FAZIO.
Ilario.Io son ito a trovar Fazio, pensandomi
Che sia buon mezzo a pôr d’accordo Flavio
Ed a pacificarlo con Pacifico;
Non sapendo io che tanto in questa femmina
Sia innamorato, che n’è guasto fracido.[1]
Or tosto ch’io gli ho detto che Pacifico
L’ha trovata in segreto col mio Flavio,
È salito in tanta ira, in tanta rabbia
Per gelosia, che assai m’è più difficile
A placar lui, che ’l marito. Ma eccolo.
Studiate un poco il passo, sì che giungere
- ↑ Le stampe moderne e quella del Bortoli: guasto e fracido. Ma i due addiettivi, come nella nostra, accoppiati, prendono forza di superlativo.