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354 | il negromante. |
Questi, fûr jer di quegli altri, e darannole
Domane ad altri; ed essi alcun altro abito,
Ch’oggi ha alcun altro, doman vestirannosi.
Questa è Cremona, come ho detto, nobile
Città di Lombardia, che comparitavi
È innanzi con le vesti e con la maschera
Che già portò Ferrara, recitandosi
La Lena. Parmi che vorreste intendere
La causa che l’ha qui condotta. Dicovi
Chiar, ch’io nol so,[1] come chi poco studia
Spiar le cose che non mi appartengono.
Se avete volontà pur d’informarvene,
Sono in piazza alcun’ banchi, alcuni fondachi,
Alcune speziaríe che mi par ch’abbiano
Poche faccende, dove si riducono
Questi che cercan nuove, e solo intendono
Ciò che in Vinegia e ciò che in Roma s’ordina;
Se Francia o Spagna abbia condutti i Svizzeri
O pur i Lanzchenecche al suo stipendio.
Questi san tutte le cose che corrono
Di fuor; ma quelle che lor più appartengono,
Che fan le mogli, che fan l’altre femmine
Di casa, mentre essi stan quivi a battere
Il becco,[2] non san forse, e non si curano
Di saper. Questi vi potranno rendere
Conto di quanto cercate d’intendere
Della venuta di Cremona: io dirvene
Altro non so, se non ch’ella, per esservi
Più grata, ci ha recata una Commedia
Nuova, la quale Il Negromante nomina.
Ora non vi parrà già più miracolo
Che sia venuta qui; chè già giudizio
Fate che ’l negromante della fabula
L’abbia fatta portar per l’aria ai diavoli:
Chè quando anco così fosse, miracolo
Saría però. Questa nuova Commedia
Dic’ella aver avuta dal medesimo
Autor da chi Ferrara ebbe di prossimo
La Lena; e già son quindici anni o sedeci,