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atto primo. — sc. ii. 361
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Perseverare in questo desiderio
Sì lungamente, e conoscendo il giovine
Da ben, mi parve non fosse da perdere
Sì rara occasïone; e confidandomi
Ch’egli è discreto e che faría procedere
Queste cose segrete, finchè Massimo
Ci desse luogo (il qual, secondo il termine
Del corso natural, non dovría vivere
Però gran tempo), fui contento darglila.
Così, in presenzia di due testimonii,
Operai che in segreto sposò Cintio
La fanciulla, e in segreto accompagnaronsi,
Ed in segreto ancor fin qui godutisi si
Sono; e successo il tutto era benissimo.
Lippo.Cotesto — era[1] — mi spiace: or questo Cintio
Si debbe esser mutato di proposito?
Fazio.Cotesto no; Lavinia ama egli al solito.
Lippo.Che ci è dunque?
Fazio.                              Diròttelo. Non passano
Tre mesi, che nulla sappiendo Massimo
Di questa trama, con gli amici pratica
Fece, che Abbondio, cittadin ricchissimo
Di questa terra, gli promesse, e dieronsi
La fede, ch’una sua figliuola, che unica
Si trova aver, saría moglie di Cintio;
E conchiuser tra lor lo sponsalizio,
Prima che noi n’avessimo notizia;
Ed alla sproveduta sì lui colsero,
Che sposar gli la fêro,[2] e il dì medesimo
Menar a casa, sì che dire il misero
Non seppe una parola mai in contrario.
Lippo.Così Lavinia fia lasciata, e vedova
Sarà, vivendo il marito?
Fazio.                                          Ne dubito:
Pur tentiamo una via, che succedendoci,
Si potría far che ’l nuovo sponsalizio
Non seguiría.
Lippo.                       Che via?


  1. Così, rettissimamente, il Giolito, e la stampa del Barbèra sopravveduta dal Tortoli. Il Barotti , il Pezzana e il Molini mostrarono di non aver meditato questo passo, ponendo ora.
  2. Ant. stamp., con offesa del metro : fecero.
ariosto.Op. min. — 2. 31

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