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364 | il negromante. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:374|3|0]]
Di lui mi narra il suo garzone.
Temolo. Fateci,
Se Dio v’ajuti, udir questi miracoli.
Cintio.Mi dice che a sua posta fa risplendere
La notte e il dì oscurarsi.
Temolo. Anch’io so simile-
mente cotesto far.
Cintio. Come?
Temolo. Se accendere
Di notte anderò un lume, e di dì a chiudere
Le finestre.
Cintio. Deh, pecorone! dicoti.
Che estingue il sol per tutto il mondo, e splendida
Fa la notte per tutto.
Temolo. Gli dovrebbeno
Dar gli speciali[1] dunque un buon salario.
Fazio.Perchè?
Temolo. Perchè calare il prezzo e crescere,
Quando gli paja, può alla cera e all’olio.
Or, sa far altro?
Cintio. Fa la terra muovere,
Sempre che il vuol.
Temolo. Anch’io tal volta muovola,
S’io metto al fuoco o ne levo la pentola;
O quando cerco al bujo se più gocciola
Di vino è nel boccale, allor dimenola.
Cintio.Te ne fai beffe, e ti par d’udir favole?
Or che dirai di questo, che invisibile
Va a suo piacer?
Temolo. Invisibile? Avetelo
Voi mai, padron, veduto andarvi?
Cintio. Oh, bestia!
Come si può veder se va invisibile?
Temolo.Ch’altro sa far?
Cintio. Delle donne e degli[2] uomini
Sa trasformar, sempre che vuole, in varii
Animali, e volatili e quadrupedi.
Temolo.Si vede far tutto il dì, nè miracolo