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atto secondo. — sc. ii, iii. | 375 |
Anelletto, ch’io dessi a lei.
Nibbio. Terretelo
Per voi, pur le lo darete?
Astrologo. Voglione
Il tuo consiglio.
Nibbio. Per dio, no.
Astrologo. Ma eccolo.
Sta pure all’erta e fa il grossieri[1] e mostrati
Di non aver le capre.
Nibbio. Starò tacito.
SCENA III.
CAMILLO, e detti.
Astrologo.Dove va questo innamorato giovene,
Sopra tutti gli amanti felicissimo?
Camillo.Io vengo a ritrovare il potentissimo
Di tutti i maghi, ad inchinarmi all’idolo
Mio, cui miei voti, offerte e sacrificii
Destíno tutti; che voi la mia prospera
Fortuna siete. Ah! ch’io non posso esprimere,
Maestro, quant’ho verso voi buon animo.
Nibbio.(Credo che tosto muterai proposito.)
Astrologo.Queste parole meco non accadono.
In tutto quel ch’io son buono, servitevi
Di me, che sempre m’avrete prontissimo.
Camillo.Ben ne son certo, e ve n’ho eterna grazia.
Ma ditemi, che fa la mia carissima
E dolcissima mia?
Astrologo. Va via, tu; scostati
Da noi.
Nibbio. (Ben vince costui tutti gli uomini
D’esser secreto. Oh buono avviso!)
Astrologo. Simili
Cose non sono mai da dir, che v’odano
Li famigli, che tuttavía riportano
Ciò che sanno.
Camillo. Io non ci avevo avvertenzia.
- ↑ Fa l’ignorante. L’altro proverbio mostrati di non aver le capre non trovasi in verun vocabolario. Sembra che voglia dire mostra di non saper nulla. — (Molini.)