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378 il negromante.

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Astrologo.                                        Fermatevi;
Fate a mio senno.
Camillo.                              Di che?
Astrologo.                                          Andate a leggere
A casa vostra.
Camillo.                       Perchè non qui?
Astrologo.                                                  Dubito,
Che avendo fatto a questa chiusa lettera
Tante esclamazïoni e cerimonie;
Tosto che voi l’apriate, e le carattere[1]
Veggiate impresse da quel bianco avorio,
Le parole gustiate soavissime,
Che si spiccan dal suo cuore ardentissimo,
Un svenimento per dolcezza v’occupi,
Talchè caschiate in terra; o per letizia
Leviate un grido, sì che intorno accorrano
Tutti i vicini.
Camillo.                        Non farò; lasciatemi
Legger, maestro.
Astrologo.                              Leggetela.
Camillo.                                               Leggola.
Signor mio car... Non dovéa questo titolo
Darmi, ch’io le son servo.
Astrologo.                                             Seguite.
Camillo.                                                        Unica
Speranza mia. Oh parola melliflua!
Astrologo. Anzi pur zuccaríflua, chè ignobile
È il mêl.
Camillo.               Voi dite il ver.
Astrologo.                                        Seguite.
Camillo.                                                    O anima
Mia, vita mia, o luce mia! Mi cavano
Queste parole il cuor. Vi prego e supplico
Per quanto ben mi volete... Fortissimo
Scongiur!
Nibbio.                  (Debbe esser materia difficile;
Chè vien di parte in parte comentandola).
Camillo.E per l’amor che grande e inestimabile


  1. Il Vocabolario non dà esempio di carattere fatto del genere femminile. Non sappiamo però negar fede all’edizione del Giolito, sembrandoci duro modo quello della stampa del Bortoli: e lo carattere veggiate impresso; e forse arbitraria la correzione degli altri: e che ’l carattere ec.
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