Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
384 | il negromante. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:394|3|0]]
Vi mostrerò che non ci fia lo scandolo
Nè il disonor che vi date ad intendere.
Nibbio.(Il mio padron ara col bue e con l’asino.)[1]
Astrologo.Sollecitate voi pur questo suocero
Vostro, che questa sera i danar sieno
Apparecchiati, sì ch’io possa prenderli
Tosto ch’abbiate avuto il desiderio
Vostro voi; ch’io non vô più lungo termine
Di questa notte, a far che tutto seguiti
Ciò ch’io prometto.
Cintio. Io vo a trovarlo.
Astrologo. Síavi
A mente che fra noi le cose stiano
Secrete.
Camillo. Saran più che secretissime.
SCENA II.
ASTROLOGO, NIBBIO.
Astrologo.Poich’io trovo fortuna tanto prospera
A tutti i miei disegni, egli è impossibile
Che questi argenti di Camil mi fugghino
Oggi di mano. Verso lor mi pajono
Tutti quest’altri guadagnucci favole.
Pensavo dianzi, s’io potevo in termine
Di dieci giorni averli, o al più di quindici,
Chè avrei fatto una delle prove d’Ercole:
Ma poichè m’ha parlato questo Cintio,
E déttomi in che grado si ritrovano
Le cose, mi parrà, s’io tardo a farmene
Signor fino a domani, ch’io possa essere
D’ignoranzia imputato e dappocaggine.
Ma gli è stato bisogno di prevertere[2]
E sozzopra voltar tutto il primo ordine.
Avevo disegnato che la lettera
Credenzïal, c’ho da parte d’Emilia
Data a Camil, m’avesse a far servizio
In una cosa: or bisogna servirmene
In un’altra più degna e più proficua.