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386 | il negromante. |
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Cosa mi pare e di molto pericolo.
Astrologo.Pericolo, eh?
Camillo. Siccome avessi a scendere
Nel lago de’ leon di Babilonia.[1]
Astrologo.E mi soggiunse poi, che ritraendovi
Voi d’ire a lei, vuol ella a voi venirsene.
Credete ch’io motteggi? Vi certifico
Ch’ella è in tal voglia; che voglia? è in tal rabbia
D’esser con voi, che quando questa grazia
D’ire a lei le neghiate, ella fuggirsene
Vuol dal marito sta notte, e venirsene
A ritrovarvi a casa.
Camillo. Ah no; levatela
Di tal pensier, che fôra il maggior scandolo,
Il maggior scorno, il maggior vituperio
Che al mondo accader mai potesse a femmina.
Astrologo.Pensate pur, c’ho usato la rettorica;
Nè ci seppi trovar altro rimedio,
Che di darle la fede mia, di mettervi
Questa notte con lei.
Camillo. Voi consigliatemi
D’andarvi?
Astrologo. Senza dubbio; perchè andandovi,
La potrete dispor che dieci o dodici
Giorni anco aspetti, affinchè con licenzia
Del padre, e satisfazïone e grazia
De’ parenti e degli amici, legittima-
mente e con onor possa a voi venirsene.
Nibbio.(Vi par che ’l ciurmator sappia attaccargliela?)
Camillo.E come potrebbe essere che, andandovi.
Io non pericolassi?
Astrologo. Non ne dubito
Qualvolta voi v’andaste, non sapendolo
Io; ma con mia saputa, sicurissimo.
Come vo’ andaste in casa vostra propria.
Camillo.Come v’andrò?
Astrologo. Son cento modi facili
Da mandarvi sicur. Vi farò prendere
Forma, s’io voglio, d’un cane domestico
- ↑ È noto questo periglioso lago, o sia parco, per la storia del profeta Daniele. — (Barotti.)