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402 il negromante.

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Che m’ha dato la corsa?
Fazio.                                        Non deve esserti
Maraviglia, perchè tener è solito
In stalla barbareschi, e farli correre:
E veramente t’avrà tolto in cambio
d’un cavallo.
Nibbio.                    In buon’ora, avrò da rendergli
Forse una volta anch’io questo servizio.
Ma del facchin che costi lasciai carico,
Sapete voi novella?
Fazio.                                Un pezzo in dubbio
Stette dove la cassa avesse a mettere,
Poi si risolse alfin d’andarla a mettere
In gabella, ed andòvvi.
Nibbio.                                     Ah, facchin asino,
Indiscreto, poltron!
Fazio.                                  Ben potrai giungerlo,
Se corri un poco. — Corri pur, chè il palio
Ben serà tuo. Ma non è quello Abbondio,
Padre di Emilia? Non credo sia numero
Alli ducati d’esto vecchio misero.


SCENA V.

ABBONDIO, FAZIO, CAMILLO.


Abbondio.M’incresce più ch’io vegga in bocca al popolo
Questa cosa, che d’alcun altro incomodo
Che ci possa accader. Ho da dolermene
Con Massimo, il qual è stato potissima
Cagion che se ne fanno in piazza i circoli.[1]
È ito a trovar medici ed astrologhi
E incantatori, e fatto ha solennissime
Pazzíe che appena i fanciulli farebbono.
Fazio.(T’avessi pur in prigion, che sei milia
Fiorini avrei da te, prima che fossino...[2]
Chi è questo fante che in farsetto sgombera


  1. Notarono il vocabolo, non però la bella e pittoresca frase, gli aggiuntatori di Verona.
  2. Queste parole sono dette da Fazio, respettivamente al ricco Abbondio, che l’ingordo avrebbe (come sembra) voluto avere in poter suo per cavarne in poche ore qualche gran taglia.
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