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430 | la scolastica. |
Ma perchè in questi pochi giorni postovi
Avéa amor; chè mi paréa che proprio
Voi mi fussi[1] figliuol.
Claudio. Io vi ringrazio
Di cotesto buon animo, e in perpetuo
Ve n’ho d’aver, dovunque io sia, grand’obbligo.
E veramente, non minor molestia
Sento io di lassar voi, che voi me: e abbiatelo
Per certo, che la dolce ed amorevole
Natura vostra[2] m’ha stretto d’un vincolo
Con voi sì forte di benevolenzia,
Che, fin ch’io viva, noi credo disciogliere.
Bonifacio.Onde nasce cotesta così subita
Volontà di partirvi?
Claudio. Dalla solita
Disgrazia mia, ch’ovunque io vo mi seguita.
E perchè non crediate, Bonifazio,
Che a tal partenza leggerezza d’animo
Mi muova, o ch’io la faccia voluntaria,
Io vi dirò quel che però a molti uomini
Io non direi; ma non debbo nascondermi
A voi, ch’in luogo di padre vi reputo.
Or ascoltate.
Bonifacio. Io v’ascolto.
Claudio. A principio
Che da mio padre fui mandato a Studio,
Da Verona, la quale è la mia patria,
A Pavía andai, e con un messer Lazzaro,
Che vi leggéa la sera l’Ordinaria,[3]
Mi messi in casa. Quasi in un medesimo
Tempo ci venne anco messer Eurialo,
Figliuol di questo vicin vostro Bartolo,
Che, come io, pur quell’anno entrava in Studio.
Quivi s’incominciò quell’amicizia,
Quella fraternità fra noi, che dettavi
Ho più volte.
Bonifacio. Che forse fu potissima
Cagion di farvi venir qui?[4]