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438 | la scolastica. |
Perchè dalla contessa quel dì proprio
Era stata di casa con suo obrobrio
Cacciata; e questo, perchè alcun’ malevoli
Le avéan scoperto l’amor e il commerzio
Che con voi per suo mezzo tenéa Ippolita,
E che rumore e pugni avéa la giovane
Avuti, ed era per averne in copia:
Ma pur per altra via le faría intendere
Quel che detto io l’avéa. Poi, la medesima
Sera venne a trovarmi con dui piccioli
Forzieri e un sacco pien di massarizie,
E mi pregò ch’io li facessi mettere
In nave con le robbe vostre. Tolsigli,
Non pensando altro. L’altro dì, che sabbato
Fu, sentíi dir per la città, ch’Ippolita
E che la Veronese fuggite erano
Da la contessa, e dove non sapevasi.
Io me ne posi, a dirvi il ver, fastidio,
Ancora ch’io pensassi ch’elle fussino
Venute a questa via; ma dei pericoli
Stava in timor, ch’incontrar lor potevano
Nel cammin.
Eurialo. Gli è, per certo, stato l’animo
Lor gagliardo.
Accursio. Anzi audace e temerario.
Eurialo.Anzi pur grato, benigno, amorevole.
Accursio.Io feci pôr le robbe in nave, e messimi[1]
Alla via, e quando si[2] fermammo al dazio
Di Piacenza, trovai che m’aspettavano.
Eurialo.Non è già il primo nè il secondo indizio,
Ma sì bene il maggiore che mai datomi
Ha dell’amor che mi porta. Ma seguita.
Accursio.Quindi la feci tôrre in nave, ed hovvela
Condotta; ma al côr sempre avuto un stimolo
Ho, che dalla patrona sua venissemi
Alcun famiglio dietro; o che levatami
Tra via fusse altrimenti; o che, trovandosi
Qui vostro padre, voi darle ricapito
Non potessi; e che in luogo di letizia,