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446 la scolastica.
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SCENA. III.

BONIFACIO.


È assai bella, per dio, e ha gentil’aria.
Ma che tard’io di cercar messer Claudio,
Tanto ch’io il trovi, sì ch’altri non l’occupi
E gli dia prima di me questo annunzio?
Ma dove il cercarò? Potría, dovendosi
Partir domani, o forse bene oggi, essere
Ito a pigliar dai dottori licenzia,
E dai compagni; o farsi far le polizze
Delle sue robe in gabella. Più facile,
E più sicur sarà star qui, e non perdere
Questa fatica. Non può star...[1] Ma eccolo,
Eccol, per dio: gli è desso. Or apparecchisi
Di darmi il beveraggio, ch’io lo merito.


SCENA IV.

CLAUDIO, BONIFACIO.


Claudio.Non so se dica il ver, ma mal credibile
Mi par però che senza messer Lazzaro
Debban venire. Ma sia il ver che venghino,
Perchè ha così commesso in casa Eurialo
A quanti ve ne son, che non mel dicano?
Se non vuol pur che gli altri fuor l’intendano
(Chè la causa non so, ne immaginarmela
Posso), non dovría almeno a me nasconderlo.
Ma sono appresso ove posso chiarirmene.
Bonifacio.Che mi volete pagar, messer Claudio,
Se una novella vi do che gratissima
Vi sia?
Claudio.             La so; chè ’l servitor di Bartolo,
Che m’ha trovato su quel canto, dettala
Me l’ha.[2]
Bonifacio.                 Ve l’ha detta Piston?


  1. Pare che il senso dovrebbe completarsi colle parole: molto a tornarsi a casa.
  2. G. A.: «Mi ha.»
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