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atto secondo. — sc. iv, v. | 449 |
Ma ecco la sua fante: a chiamar credo vi
Venga or. S’avevi[1] dianzi guasto il stomaco,
Così mangiando, potrete acconciarvelo.
SCENA V.
STANNA fantesca, e detti.
Stanna.(Io cercherò, ma sempre suol negli ultimi
Giorni di carneval esser difficile
Trovar piccioni; perchè i gentiluomini,
Che tutti feste e conviti apparecchiano,
Dieci dodici dì prima li mercano.[2])
Bonifacio.Se la Stanna vorrà far questo offizio
D’esserci spia, sarà buona.
Claudio. Bonissima,
Pur ch’ella voglia.
Bonifacio. Ella vorrà, vedretelo.
Stanna.(S’io non ne posso aver, torrò in quel cambio
Un pezzo di vitella, anitre o simile
Cosa. Ma dirò prima a messer Claudio
Questo ch’io gli ho da dire.)
Bonifacio. Ecco, vi nomina:
Vedrete, al fin, che gli è come m’immagino.
Stanna.(Ma qui lo veggo a tempo.) Messer Claudio,
Mio padron, che v’avéa per Bonifacio
Fatto invitare per oggi, ora dicevi
Ch’oggi non può darvi mangiar, che giontegli
Son novelle importanti, che lo sforzano
Andare in villa: un’altra volta al debito
Sodisfarà.
Claudio. Come gli piace.
Stanna. Priegavi
Che voi gli perdoniate.
Claudio. Non accadono
Qui perdonanze. Egli ove è?
Stanna. Partitosi
È già un pezzo, e va in villa.
- ↑ Così nel manoscritto di Gabriele, seguíto nelle edizioni del Giolito, del Pitteri ec. Quella del Grifio pone: s’havevate; e il Molini, seguendo il Pezzana: s’aveste.
- ↑ Esempio notabile.
38° |
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