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450 | la scolastica. |
Bonifacio. Debb’io credere
Che sìa così indiscreto, che venuteli
Essendo gentildonne a casa, vogliale
Lassar sole?
Stanna. Che gentildonne?
Bonifacio. Abbiamole,
Nol negar, ben vedute, e siam certissimi
Che non è Eurialo in villa: anzi, se mossosi
Fusse per irvi, e sentisse che fossero
Venute, egli vorría, per tornar subito,
Volar, che non parría bastasse a correre.
Ed ha più che ragion; chè quella giovane
È, per dio, molto bella, e mostra all’aria
Esser non men gentil.
Stanna. A fede,[1] avetele
Vedute?
Bonifacio. Ambe le viddi quando vennero,
La madre e la figliuola. Accarezzatele
E fate lor onore, e per lor meriti
E per rispetto poi di messer Lazzaro;
Al qual odo che Eurial ha immortal obbligo.
Stanna.Non manchiamo far lor ciò che è possibile.
Gli è ver che son venute quando Bartolo
Non ci è, che tutti ci trova in disordine.
Bonifacio.Non dir tutti, ch’io so, quando in disordine
Ben fussin gli altri, tu sei sempre in ordine.
Stanna.Voi volete la baja.
Bonifacio. Questo è il solito
De’ vecchi; tôr, quando dar non la possano.
Ma lasciamo le ciance: vien qui. Vuônne tu
Far, Stanna, un piacer grande? e promettemoti
Tener segreta; ed appresso guadagniti
Una saja[2] con noi, ch’abbia le maniche
Di seta, chè non fusti mai sì orrevole.
Stanna.Ben bisogno n’aréi: pur senza premio
Son per farvi, ov’io possa, ogni servizio.
Bonifacio.Voglio che, per mio amore e per tuo utile,
Usi, Stanna mia cara, diligenzia
Di chiarirti s’Eurialo in questa giovane