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496 | la scolastica. |
SCENA III.
BONIFACIO, LAZZARO, CLAUDIO.
Bonifacio.Poco eravamo andati, che giudicio
Fei quasi indubitato che questi uomini,
Perch’oggi è festa, non si troveríano
Alla cancellería: poi queste maschere
Par che a darsi buon tempo ognuno invitino;
E questi grandi volentier v’attendono.
Lazzaro.Anzi, di questo meglio non potriano
Fare. Ma questo Riccio molto indugia
A comparir! Avéa a farmi un servizio
Che pur m’importa, ma mi pone in dubbio.
Anzi mi fa pur credere certissima-
mente, che non sarà (sì come a Sermide[1]
Jeri da sera mi fu dato a credere)
Costui in questa terra. Diligenzia
So ch’avrà fatto; e quando stato fossevi,
L’avría a quest’ora visto, e riferitomi:[2]
Ma io n’avrò perduto il tempo, veggolo.
Bonifacio.Non so chi costui sia: che se notizia
N’avessi, avete a creder, messer Lazzaro,
Ch’io farei quel per voi, che aperto veggovi
Far voi per noi; e lo farei di grazia.
Lazzaro.La nostra benchè sia nuova amicizia,
(Dico con la presenzia, che con lettere
Aveva già principio e col buon animo,
Son molti mesi) certamente merita
Ch’io vi debba scoprir qualche mio intrinseco
Pensier; e questo ancor, che più mi stimola
Di quanti mai n’avessi o al presente abbia
E ch’io sia forsi per aver.
Bonifacio. Ringraziovi;
E poi vi dico che di somma grazia
Mi sarà che vi vagliate dell’opera
Mia; chè, pur ch’io possa, son prontissimo
Ad ogni voler vostro.