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l’erbolato. 523

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:533|3|0]]lasci questi beni di poco momento a chi n’ha più di te bisogno: anzi, bisogno non ne hai tu alcuno, ed essi, senza, difficilmente ed a fatica potrebbono vivere. E se io ti levo questo (che per certo mi par di levarti tutto quello che di mio non faccio tuo), a questo punto sia sicuro ch’io te ne do così grande e ricca ricompensa, che hai da stare tutta la tua età di tal cambio contento. E questo che io ti do, sappi ch’egli è la scienza di fare l’incomparabile Elettuario vitæ, prima da Ippocrate, e poi da Galeno, ed indi da molti altri fisici eccellentissimi, più tosto immaginato che posto in opera. Io ultimamente, per lungo studio, e più per divina grazia, l’ho condotto a perfezione; sì che con questo, come tu sai, ho conservato in prospera valetudine e lunga vita molti uomini ch’erano degni d’essere immortali: e fra gli altri, l’illustrissimo ed eccellentissimo duca Ercole, il signor Sigismondo, il signor Rinaldo ed il signor Alberto, tutti fratelli, e della illustrissima casa da Este.[1] I quali, con altri infiniti, che sarebbe lungo a nominarne tanti, usando, per esortazione mia, questo preziosissimo Elettuario, hanno menato la loro vita oltre l’ottuagesimo anno perpetuamente sana:[2] e se anco l’avessero meglio usato, ed appunto secondo i miei precetti, saríano per questo, e per la naturale sua buona valetudine, forse vivi ancora. Ed io, se la natura mi avesse a principio formato di complessione più forte, era per passare con questo ajuto oltre i cento e venti anni; che più termine di vita non vuole Iddio ch’abbia l’uomo. Ma con tutta la debole ed imbecille mia disposizione, sono senza febbre e dolore alcuno passato il nonagesimo settimo anno. — E così dicendo, l’amorevole e santo vecchio mi porse un picciolo libretto, nel quale con lungo trattato si conteneva il modo di fare l’eccellentissimo Elettuario.

Come io avessi sì ricco e precioso dono, avete inteso. Le prove ed esperimenti che con esso lui ho da poi fatto, sono notissimi nelle città e ne’ paesi sopra nominati, dovunque sono ito sempre travagliandomi per soccorrere alle calamità umane, parte per[3] acquistare e fare maggiore la salutifera scienza di

  1. Cioè, fratelli del duca Borso, e figliuoli egualmente, tra legittimi o no, del marchese Niccolò III.
  2. È bugía pretta, come sulla bocca de’ cerretani si conviene: perchè nessuno dei nominati, tranne Alberto, era pervenuto agli ottant’anni; anzi Rinaldo morì di soli sessantotto nel 1503.
  3. Così nelle antiche stampe; alle quali non volendo il Barotti acquietarsi,
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