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lettere. 537

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:547|3|0]]che era tornato dalli bagni di Caldera. Tutti noi suoi amici e parenti ha lasciato di mala voglia, ma sopra tutti Madonna Contarina sua moglie; la quale, ancor che sia molto tribolata e in tanta agonía che io dubito che non gli môra appresso, pur non si è scordata di pregarmi che io ne dia avviso a V. E. ec., che crede che sarà partecipe del suo dolore. Alla quale meco insieme bacia le mani, e in buona sua grazia si raccomanda.

          Di V. Ecc.
          Da Ferrara, 7 luglio 1519.

Deditiss. servitore,     

Ludovico Ariosto.    


Fuori — All’Illustmo ed Eccmo Signore Osservandmo
      il Sig. Marchese di Mantova.


VII.[1]

A Messer Mario Equicola.


          Messer Mario mio pregiatissimo.

Io ringrazio molto V. S. della offerta ch’ella mi fa di prestarmi l’opera sua, accadendomi, nelli miei litigi: la quale accetto di buon animo, e credo di usarla; ma non mi bastería il scrivere quello che io dimandassi. Ho pensiero di trasferirmi un giorno a Mantova, ed informarvi bene di quello che io voglio: ma non è il tempo ancora. Circa l’oda che voi mi dimandate, la cercherò tra le mie mal raccolte composizioni, e le darò un poco di lima al meglio che io saprò, e manderòllavi. È vero che io faccio un poco di giunta al mio Orlando Furioso; cioè io l’ho cominciata: ma poi, dall’un lato il duca, dall’altro il cardinale, avendomi l’un tolto una possessione, che già più di trecent’anni era di casa nostra, l’altro un’altra possessione di valore appresso di dieci mila ducati,[2] de facto e senza pur citarmi


  1. Stampata dal signor Mortara, e riprodotta dal signor Braghirolli, come si è detto della precedente.
  2. Giacchè l’autore non ispecifica per altra guisa le possessioni o benefizi che allora perdette per doppio volere del cardinale e del duca, torna difficile il giudicare se quelle fossero diverse, ovvero le medesime di cui parla il Baruffaldi, riferendole agli anni 1517 e 1519. È verisimile che respettivamente al cardinale, Lodovico intenda parlare delle rinunzie ch’egli fu costretto ad emettere dei benefizi ecclesiastici di Castel San Felice e di Santa Maria in Benedellio (Vita ec., pag. 177); e quanto al duca, della tenuta di Bagnolo, detta delle Arioste, stata già del conte Rinaldo Ariosto, e che alla sua morte non si volle concedere alla famiglia del nostro, dichiarandola invece devoluta alla camera ducale (ibid., pag. 181-182).
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