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lettere. 541

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:551|3|0]]di maritar quest’ultima figliuola, finchè non si sia disbrigato di quelle che già ha marítate, e che la Isabella non sia messa nel monasterio: la quale vi doveva esser posta fin’all’Ognisanti passato, e la dote e le masserizie che le bisognano tutte sono in ordine, ma ella da quel tempo in qua è sempre stata inferma, e molte volte in pericolo di morte, e tuttavía sta male: sicch’ella è gran causa che non si può venire a risoluzione alcuna. Ben questo vi affermo, che negli Strozzi da Fiorenza non ha disegno alcuno; e, per certe occorenzie, è tanto mal satisfatto da loro, che non li può sentir nominare. Questo è quanto vi posso dire. Io ho buona speranza, e questa medesima posso offerire a voi. Io son sana. Dio grazia. Messer Guido e il conte Lorenzo[1] piateggiano gagliardamente circa la casa che il scrittor di questa[2] dice che vi parlò a Venezia: il quale sta bene, ed a V. S. si raccomanda, e non mancherà di fare il debito suo sempre che verrà l’occasione. Altro non occorre. A V. S. mi raccomando, e la ringrazio di quanto m’ha scritto di Tito mio.

          Da Ferrara, 22 ianuarii 1531.

Di V. S.          

Alessandra Strozza.


Fuori — Al Magn. Mess. Giovanfrancesco de’ Strozzi, a Padova.


XI.[3]

A Pietro Bembo.


Virginio mio figliuolo viene a Padova per studiare. Io gli ho commesso, che la prima cosa che faccia, venga a far riverenza a V. S., e si faccia da lei conoscere per suo servitore. Io priego V. S., che dove gli sarà bisogno il suo favore, sia contenta di prestarglielo; e sempre che lo vedrà, lo ammoni-



  1. È probabile che il conte Lorenzo in questa lettera nominato e nell’altra dei 26 ottobre, sia il fratello di Guido, che appunto si chiamò Lorenzo. Colle parole di questa si spiega chi sia quel vostro, di cui nella Lettera dei 5 d’aprile. — (Barotti.)
  2. Lo stesso Lodovico; e dalle parole che seguono il Baruffaldi deduce che l’Ariosto andasse veramente a Venezia, circa la metà di novembre del 1530, col duca Alfonso; il quale colà recavasi per ivi trattare con Francesco Sforza ed altri ambasciadori i comuni interessi.» Vita ec., p. 207.
  3. È tra le raccolte dal Barotti, l. c, p. 392, e le riprodotte dal Baruffaldi, p. 288.
ariosto.Op. min. — 2. 46

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