Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
548 | lettere. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:558|3|0]]
XVII.[1]
Allo stesso, quanto figliuolo onorando.
Magnifico messer Giovanfrancesco mio onorando.
La pratica nostra per un’altra mia vi messi un poco in dubio: e perchè, per quello ch’io vi scrissi allora, non vi vorrei aver tolto di speranza, sicchè voi cercassi qualch’altra impresa nôva, per questa vi significo che le cose anderanno bene; perchè l’amico ha parlato con la mogliere, la quale ha rimesso a lui che faccia come gli pare; e l’amico mi ha parlato da se, il quale è tutto disposto a voi, purchè non ci partiamo dalle condizioni di che già avemo ragionato: cioè che per adesso egli non abbia da sentire altra spesa; perchè, come v’ho scritto, si trova per le acque mezzo ruinato, ed avrà fatica a far le spese alla sua famiglia quest’anno. Vi consegnerà le possessioni che sapete, pel vostro vivere; con riserva, che quando s’affondassino, di far come per altre v’ho scritto; e che voi abbiate a prestargli il modo di vestire, restandovene esso padrone. Io v’ho scritto questa in fretta: poi vi dirò più ad agio le cagioni che l’aveano fatto un poco parer restío. A V. S. mi raccomando.
Ferrariæ, v aprilis 1532.
Io forse vi scriverò fra pochi dì che vegnate in questa terra, e, senza mezzo di frati, tratteremo e concluderemo fra noi. Io v’ho da dare un avviso: che quel vostro che piativa la casa, come ha sentito la morte di vostro padre, si ha voluto intromettere, e farsi mezzo in questa pratica. Ma l’avemo spazzato.[2], Madonna Alessandra vi si raccomanda.
Vostro,
Lodovico Ariosto.