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XXVII.[1]

A Giovanfrancesco Strozzi.

A nome dell’Alessandra Strozzi.


          Magnifico messer Giovanfrancesco mio onorando.

Per lo messo di Vostra Signoría ho avute tutte quelle cose ch’ella mi scrive di mandarmi per lui. E prima, circa i danari, ho fatto che ser Jacomo Ziponaro gli ha portati al mercadante, e satisfattolo, e fattosi render lo scritto, il quale vi rimando; ed esso ser Jacomo di questo scriverà a V. S. più a pieno. Circa la corona e le perle e le altre cose che ’l vostro messo dovea portare a Lugo[2] a madonna Leona,[3] ci è paruto di non lasciarle andar più inante; perchè Lugo si trova da questo tempo tutto allagato dintorno, e non vi può andare se non chi molto sia pratico della strada, e molto peggio persona a cavallo: e oltre a questo, tutto il paese è pieno di cavalli e di fanteria dell’imperatore,[4] che starebbe a pericolo di essere rubato. Io ho mandate le lettere: le cose ho ritenute appresso di me, cioè il zebelino, la corona, le perle da orecchie, le pantofole e l’ufficio. Come mi occorra messo fedele e sufficiente, e che si possa andare intorno, gliene manderò: intanto saprà ella che sono appresso di me.


  1. Pubblicata dal Barotti, ediz. e voi. citati, pag. 415.
  2. Dalla Lettera de’ 23 luglio 1532 siamo accertati dell’elezione fatta dal duca di Guido Strozzi in commissario di Romagna; da quella degli 8 agosto, che ogni dì era lo Strozzi sollecitato a portarsi al suo governo; da quella de’ 20, che aveva già mandato buona parte innanzi delle sue robe; e da questa de’ 25 decembre abbiamo bastante ragione per credere che fosse già nell’esercizio del suo commessariato, se in Lugo (residenza consueta de’ commissari ducali) si trovava la moglie di luì, e non di passaggio ma di piè fermo, come si argomenta da quanto si segue a leggere in questa medesima Lettera. E quindi mi fa maraviglia che il Bonoli, nella sua Storia di Lugo, al lib. 3, c. 19, dove registra i commissari della Romagna, riponga a quel tempo Scipione Bonléo dal 1530 sino al 1535, e di Guido Strozzi non faccia menzione, nè prima nè dopo. — (Barotti.)
  3. Temo che vi sia sbaglio nell’originale, e che debba dire madonna Simona, moglie di messer Guido Strozzi, di cui nella Lettera de’ 30 gennajo 1532. La Leona, figlia d’Alberto Petrati, fu moglie di Roberto Strozzi, fratello di Tito, che fu il padre di messer Guido. Di essa si parla nella Lettera de’ 19 gennajo dell’anno suddetto; ed era morta senza figli circa l’anno 1528. — (Barotti.)
  4. Quattromila Spagnuoli, sotto il comando del marchese del Vasto, acquartierati in Lugo. Bonoli, Istoria di Lugo, lib. 3, c. 29. — (Barotti.)
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