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58 | la cassaria. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:68|3|0]]dosso. Se all’orecchie del signore verrà simil querela, a che termine ti troverai? Patirai tu sentire inquirerti[1] contra? chiamare tuo figliuolo in ringhiera? gridare in bando? Oltra questo, pensa che hai nome del più ricco uomo di questa terra: a quel che molti altri ripareriano con cento, tu non potrai ben riparare con mille: tu intendi.
Crisobolo. Che ti par ch’io faccia?
Fulcio. Questo ruffiano è povero e timido, come sono li pari suoi: se gli sarà la femmina pagata, lo farem tacere; perchè già Caridoro gli ha fatto intendere, che se vorrà litigar teco, non la farà bene, perchè hai danari da tenerlo tutta la vita sua in piato, e de’ parenti ed amici da farlo un dì pentire di averti dato noja.
Crisobolo. Sai quanto se ne tenessi cara la femmina? o quel che n’abbia possuto avere?
Fulcio. Mi fu già detto che un soldato valacco glie ne offerse cento saraffi, e dare non glie la volse; che per meno di cento venti dicea che non la lascería mai.
Crisobolo. Con minor prezzo s’avría uno armento di vacche. Cotesto saría ben troppo: io non ne vô far nulla: lamentisi, e faccia il peggio che puole.
Fulcio. Mi par strano che più estimi questi pochi danari...
Crisobolo. Pochi, eh?
Fulcio. Che ’l tuo figliuolo, te medesimo, l’onor tuo. Io referirò dunque a Caridoro che non ne vuoi far nulla.
- ↑ Male le stampe antiche: inquirarti. Vedi il luogo corrispondente della Commedia in versi. Il verbo Inquirere (che tutti al certo preferiranno a Inquirire) fu, dopo l’Ariosto, tre volte usato da Camillo Porzio, nella Storia della congiura de’ Baroni, cioè a pag. 223 e 229 dell’edizione procurata dal Monzani (tip. Le Monnier) nel 1846.