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62 | i suppositi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu{{padleft:72|3|0]]supposizioni il servo per lo libero, e il libero per lo servo si suppone. E vi confessa l’autore avere in questo e Plauto e Terenzio seguitato, che l’uno fece Cherea per Doro, e l’altro Filocrate per Tindaro e Tindaro per Filocrate, l’uno nello Eunuco, l’altro nelli Captivi supponersi: perchè non solo nelli costumi, ma negli argomenti ancora delle favole[1] vuole essere de gli antichi e celebrati poeti, a tutta sua possanza, imitatore; e come essi Menandro ed Apollodoro e gli altri Greci nelle loro latine commedie seguitaro, egli così nelle sue volgari, i modi e processi de’ latini scrittori schifar non vuole. Come io vi dico, dallo Eunuco di Terenzio e dalli Captivi di Plauto ha parte dello argomento delli suoi Suppositi transunto, ma sì modestamente però, che Terenzio e Plauto medesimi risapendolo non l’arebbono a male, e di poetica imitazione più presto che di furto gli darebbono nome. Se per questo è da esser condennato o no, al discretissimo giudizio vostro se ne rimette; il quale vi prega bene non facciate, prima che tutta abbiate la nuova favola conosciuta, la quale di parte in parte per se medesima si dichiara. E se quella benigna udienza che a l’altra sua intitolata Cassaria[2] vi degnaste donare, non negherete a questa, si confida non sia per soddisfarvi meno.
ATTO PRIMO.
SCENA I.
NUTRICE e POLIMNESTA.
Nutrice. Nessuno appare; sì che esci, Polimnesta, nella via, dove ci potremo vedere intorno, e saremo certe almeno non esser da alcun altro udite. Credo che in casa nostra per insin le lettiere, le casse e gli usci abbino gli orecchi.
Polimnesta. E bigonzoni e pentole l’hanno similmente.