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DELLE MONETE 417

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Beccaria - Opere, Milano, 1821 II.djvu{{padleft:417|3|0]]le passate gride monetarie, vanno incolpandone il popolo, anzi che la cattiva natura della legge, e disperano di regolar bene le monete perchè il popolo non vuole ubbidire. Sin che vi saranno saggiatori e acqua forte, non si potrà ingannare il popolo in materia di monete. Quel niso che porta il popolo ad accrescere il valor numerario delle monete, è appunto una correzione che per istinto la natura stessa cerca di fare allo sbaglio della legge monetaria. Gli esteri, gli argentieri e i cambisti ricevono le sole monete dove il valor numerario sia accompagnato da un intrinseco, e il popolo preferisce più le monete che più universalmente si ricevono. Facciasi una legge conforme alla verità, e cesserà la disubbidienza del popolo, o, per dir meglio, l’errore della legge [1].

Nè sarei io del parere di quelli i quali temono gli argentieri come capitali nemici del regolamento monetario; profitteranno essi bensì de’ nostri errori; ma fatta che sia la legge veridica, o fonderanno essi le monete per trasmettere l’oro e l’argento lavorato fuori, ed è

  1. Gli uomini sono troppo amanti del loro ben essere per discostarsene un momento. Una legge contraria a questo non è mai in vigore. A questa resistono le leggi fondamentali di natura, che sono scritte nel cuore dell’uomo con caratteri più indelebili che non in bronzi o in marmi, che cedono al tempo distruggitore. Le leggi arbitrarie per la loro insussistenza altro non fanno che avvezzare il popolo a non considerare la trasgressione delle leggi come fatali al proprio vantaggio. L’indocilità degli uomini è quasi sempre effetto d’un vizio nella legislazione.

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