< Pagina:Beltrami - Bramante poeta.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
VI.
Non più spiace al nocchier nebbia alla stella
Chi l'assecura in mar tra sì larghe onde,
Ch'a me la finta larva[1] che nasconde
4La onesta bocca, sopra l'altra bella.
Chi mi solea del Ciel portar novella
Con sì dolci parole e sì joconde
Che in ogni alma gentil diletto infonde,
8Or, per esser coperta, non favella.
Ma se l'usanza folle m'ha conteso
L'angeliche parole e 'l dolce riso,
11Non m'ha negato almen le luci sante.
Anzi gli ho visto dentro il paradiso
E la mia morte, il cor mio vinto e preso,
14E l'anima contenta in pene tante.
- ↑ Cinta larva, cioè Maschera, onde la donna erasi il volto coperto (Racc. mil.).
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.