< Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
114 Giovanni Boccacci

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu{{padleft:146|3|0]]

  Ond’io però di ciò[1] a voi mi scuso
  A guisa ch’al maestro fa et discente[2].
Ma più del dubbio à presso lo ’ntelletto,
  Il qual[3] di vera luce più m’affosca,10
  Che non fa la nebbia verde lama[4].
  Se uom può più amar che non conosca
  E se conoscer può più che non ama,
  Come da voi per altra volta è detto[5],
Da voi siami chiarito con effetto.15


LXXVIII.

RISPOSTA A RICCIO BARBIERE.

Allor che ’l regno d’Etiopia sente
  Il rodopeo cristallo[6] esser deluso,
  E de’ sui ogni serpe leva el muso[7],
  Surge a’ mortali un nobile ascendente,


  1. «Di questa mia incapacità.»
  2. «Lo scolare.»
  3. Dubbio.
  4. «Che non ottenebri la nebbia una verde pianura.» Il verso è difettivo d’una sillaba: non oso emendare, incerto se l’errore sia del copista o proprio di Riccio.
  5. Dove? Non ò saputo rinvenire in alcuna delle opere boccaccesche il passo in cui è contenuto il concetto intorno al quale Riccio vuol essere chiarito.
  6. Il ghiaccio. Il ‘nivosus semper Rhodopes’ è ricordato dal Boccacci nel proemio al libro I della Genealogia deorum.
  7. Intendo: «Allorché il regno d’Etiopia sente che il ghiaccio (cfr. la n. precedente) è sciolto (deluso) e ogni suo serpe è più vivace ed attivo.» La menzione dei serpenti etiopici è anche in Dante (Inf., XXIV, 85-90). Ma che stagione è designata con la peregrina e veramente preziosa perifrasi? Come si ricava dall’allusione dei vv. 4-6, dovrebb’essere l’estate: cfr. qui oltre, n. 2 alla p. seguente.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.