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118 | Giovanni Boccacci |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu{{padleft:150|3|0]]
Divis’in parte per li moti giri[1],
Sì come scrive il gran doctor d’Egipto[2];
Né per combustion d’alcun[3], che victo5
Sia dai raggi delli accesi ardiri
Di Phebo[4] che sostenne li martiri
Da sua sorella opposta al corso dritto[5]:
Nessun sarà, se IdioFonte/commento: editio maior non gliel permecte,
Che attento et fiso guardi la figura10
Del cielo adorno de le luci electe[6];
Nel qual si può notar quanto sicura
Et ferma nostra vita star s’aspecte
Nel fragil mondo opposto a sua natura.
Se l’intellecto humano è prode et saggio,15
Corso di stella non può farli oltraggio[7].
RISPOSTA DI MESSER LANCILLOTTO ANGUISSOLA[8].
Alzi lo ’ngegno ogn’uom con quello amicto[9]
Che aver conviensi ai valorosi viri,
- ↑ «Ripartito (diviso in parte) tra i vari cieli (moti giri).»
- ↑ Tolomeo.
- ↑ «Né per quanto sia scottato alcun pianeta.»
- ↑ Il sole.
- ↑ Dalla luna in opposizione al corso del sole. Il senso di tutta la quartina è: «per quanto si vedano eclissi di sole.»
- ↑ «Nessuno, senza privilegio divino, potrà leggere nel cielo i presagi di futuri danni.»
- ↑ «Influsso di stella non può indurlo in peccato.»
- ↑ Fu un nobile cittadino di Piacenza, autore di rime volgari ed amico del Petrarca, che gli diresse parecchie epistole metriche e una in prosa: e questa è press’a poco del 1348. Lancillotto era stato fatto cavaliere da Luchino Visconti sul campo di battaglia di Parabiago nel 1337 e morì il primo settembre 1359 in Padova.
- ↑ «Veste», latinismo.