< Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Rime 143

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu{{padleft:175|3|0]]

  Et lei veder, che seguir[1] là mi face,
 [bella]Fonte/commento: editio maior, ch’io nol so poscia ridire,
  Quando ne’ luoghi lor son ritornati
  Gli spiriti, che van cercando pace.


CVII.

Mentre sperai et l’uno et l’altro collo
  Transcender di Parnaso[2], et ber de l’onde
  Del castalio fonte[3], et delle fronde[4],
  Che già più ch’altre piacquero ad Apollo,
  Adornarmi le tempie, humil rampollo5
  De’ dicitori antichi[5], alle gioconde
  Rime mi diedi; et benché men profonde
  Fosser, cantane[6] in stil leggiero et sollo[7].
Ma poscia che ’l cammino aspro et selvaggio[8],
  Et gli anni miei già faticati et bianchi10


  1. «Giungere, salire.»
  2. «Superare l’uno e l’altro giogo di Parnaso,» Cirra ed Elicona; l’espressione è dantesca (Par., I, 16-17).
  3. Sacro alle Muse e ad Apollo.
  4. Dell’alloro, ‘diletto legno in Par., I, 25, con accenno alla favola di Dafne’ (Zingarelli).
  5. Dicitori, coloro che dicono parole versificate, i poeti; il B. con le rime mirava a ricollegarsi direttamente cogli antichi’ (Zingarelli).
  6. «Ne cantai.»
  7. «Morbido, facile.» Alluderà così alle liriche come ai poemetti giovanili.
  8. Aspro e selvaggio come la selva dantesca, chiama il cammino sulla terra, il vivere nelle passioni del mondo, a cui dà colpa della sua inferiorità’ (Zingarelli).
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.