< Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
14 Giovanni Boccacci

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu{{padleft:44|3|0]]

Non fu salita molto alto costei,
  Ch’a ssé lontano vide uno animale
  Fiero e ardito e presto sopr’a’ piei[1].15
Acciò nuocer potesse né far male,
  Sé e lle sue ritrasse in salvo loco,
  E l’aquila lasciò, le cui forte ale
La trasportaron quasi infino al foco,
  E poi rivolta in giù venia rotando20
  E discendendo sé a poco a poco.
Fra gli albori e le frondi folgorando
  Percosse quella sì ferocemente,
  Che dal capo alla coda laniando
L’andò la pelle con l’unghion tagliente,25
  E risalita anchor la riferio
  Un’altra volta vie più fieramente.
La variata lonza, che sentio
  I fieri colpi, in terra si distese,
  E quivi dibattendosi morio.30
La bella donna il forte uccel riprese
  E alla lonza trasse il caldo cuore
  E l’aquila pascé. Ma poi discese
Del monticel, facendo un gran romore,
  Zizzola e Ciancia, e dicean: — piglia piglia! — 35
  Dietro ad un bianco cervio, che di fore
D’un cespuglio fuggiva a maraviglia
  Per molti can che dietro si sentia,
  De’ qua’ ciascuno a prenderlo si spiglia.
Ma Ciancia, che conobbe la sua via,40
  Traversò il monte e riuscigli apresso
  Sopra d’un balzo ove ’l monte finia,
E poi ch’ell’ebbe all’arco lo stral messo,


  1. Una lonza (v. 28).
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.