Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
dialogo quarto | 111 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Bruno - Cena de le ceneri.djvu{{padleft:125|3|0]]altri. Quanto poi a la moltitudine, che si gloria di aver filosofi dal canto suo, vorrei, che consideri, che per tanto che sono que’ filosofi conformi al volgo, han prodotta una filosofia volgare, e per quel ch’appartiene a voi, che vi fate sotto la bandiera d’Aristotele, vi dono avviso, che non vi dovete gloriare, quasi intendessivo quel che intese Aristotele, e penetrassivo quel che penetrò Aristotele: perchè è grandissima differenza tra il non sapere quel che lui non seppe: e saper quel che lui seppe: perchè dove quel filosofo fu ignorante, ha per compagni non solamente voi, ma tutti vostri simili, insieme con i scafari[1] e facchini londrioti; dove quel galantuomo fu dotto e giudizioso, credo e son certissimo, che tutti insieme ne sete troppo discosti. Di una cosa fortemente mi maraviglio, che, essendo voi stati invitati e venuti per disputare, non avete giammai posto tali fondamenti, e proposte tali ragioni, per le quali in modo alcuno possiate conchiudere contra me, nè contra il Copernico, e pur vi sono tanti gagliardi argumenti e persuasioni. Il Torquato, come volesse ora sfoderare una nobilissima dimostrazione, con una augusta maestà dimanda: Ubi est lux solis? Il Nolano rispose, che lo imaginasse, dove gli piace, e concludesse qualche cosa, perchè l’auge si muta e non sta sempre nel medesmo grado de l’eclittica: e non può veder, a che proposito dimanda questo. Torna il Torquato a dimandar il medesmo, come il Nolano non sapesse rispondere a questo. Rispose il Nolano: quot sunt sacramenta ecclesiae? Est circa vigesimum cancri, et oppositum circa decimum vel centesimum capricorni, o sopra il campanile di San Paolo?
- ↑ Marinari; da scafa, σκάφε.