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XVI | discorso proemiale |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Canti (Leopardi-Moroncini) I.djvu{{padleft:17|3|0]]correzione delle ultime bozze pose tutta la sua buona volontà, mostrandosi talvolta perfino meticoloso, se anche alla buona volontà non corrispose pienamente effetto.[1]
Non altrettanto può dirsi circa il resto. Quanto alla fedeltà onde il R. riprodusse in generale la Starita e la Star. emend., dobbiamo distinguere i pochi casi, nei quali il R. deliberatamente se ne allontanò perchè credette ravvisare in essi sviste dello stessa A.[2] e quindi ritenne doveroso correggerle;[3] di che gli va data lode, quantunque non in tutti questi casi abbia avuto la mano felice, e qualcuno ne abbia lasciato passare che pur meritava esser sottoposto a critica disamina;[4] dagli altri molti casi, nei quali o per poca avvedutezza nel con-
- ↑ Della buona volontà posta dal R. nel correger le bozze son testimonio non solo le lettere da lui scambiate col Le Monnier durante a stampa, ma anche parecchie bozze rimaste tra le napolit. e recanatesi. — L’opera si pubblicò in Firenze, annunziata anche da un manifesto murale, nel lunedì 10 marzo ’45, in 2 voll., col titolo: «Opere | di Giacomo Leopardi. | Ediz. accresciuta, ordinata e corretta, | secondo l’ultimo intendimento dell A., | da |Antonio Ranieri. | Firenze | Felice Le Monnier. | 1845.»
- ↑ Quantunque il L. fosse stato sempre così accurato e sofistico nel correggere le stampe delle cose sue, in modo particolare la Starita (nell’esemplare di questa corretto a penna segnò persino una u rotta!), pure non andò del tutto esente da sviste.
- ↑ I luoghi dove realmente sì possono ammettere coteste sviste dell’A. e che furono dal R. giustamente emendati sono: III, 3 «t’infonde Italo» emendato in «t’infonde, Italo»; XIII. 20 «non già, ch’io speri.» emend. in «non già ch’io speri,»; XV. 79: «concedi o cara» emend. «in concedi, o cara»; XVI. 56 «piaggie» giustamente corretto in «piagge»; XIX. 6: «lasciar» emend. in «lasciàr»; XXVI. 11 e XXXV. 1; «propio» emend. in «proprio»; XXXVIII, 11 «sommergermi o nembi,» emend. in «sommergermi, o nembi,».
- ↑ Vedasi in fatti: II, 190: «intorno:», invece di «intorno,». Il R. ha opinato essere occossa qui una svista del’A., e doversi correggere segnando dopo «intorno» due punti anzi che la virgola. E fece ciò non senza una plausibile ragione, e spinto anche dall’analogia di altri casi somiglianti, dove l’A. pose, specie nelle ult. edizz. i due punti. Se non che, pur riconoscendogli buone questo ragioni, noi, tenendo conto che e nell’autogr. recan. e nel napolit. si ha nettamente la virgola e non i due punti (anzi nell’autog. recanat. l’A. aveva prima segnato i due punti, e poi li cancellò sostituendo la virgola), e che in tutte le stampe curate dall’A. compresa le Starita e la Starita corretta a penna, si ha costantemente la virgola, riteniamo (d’accordo in ciò col Mestica) che non si possa ammettere in questo luogo una svista da emendarsi. — X. 35: «Che dicevi o mio cor,». Il R. che pure, come abbiamo notato più sopra, in III. 13, XXVIII. 11 e XV. 79 pose il vocativo fra due virgole, non ostante la lez. ult. dello Starita, appunto per uniformarsi all’uso definit. dell A., in questo caso non badò a metter la virgola innanzi all’«o». — XXXIV, 255 «Sull’» Anche qui il R. per analogia e conformità con tutti gli altri casi in cui occorre la prepos. «su» seguita dall’artic., nei quali l’A. costantemente e deliberatamente la segnò staccata dall’artic. stesso, avrebbe dovuto separarla. E nello stesso canto, v. 285, il R. ha «voti», non avendo badato che l’A.,